La cultura dell’immagine e la schiavitù dell’apparenza


Secondo recenti studi, oltre il 70% degli adolescenti nei paesi occidentali afferma di essere insoddisfatto del proprio corpo. Il mercato globale del beauty e del fitness supera i 500 miliardi di dollari l’anno, alimentato da un’ossessione culturale per la magrezza, la pelle perfetta, il corpo tonico, attraente, diete restrittive, interventi estetici, skincare sempre più sofisticate: tutto sembra ruotare attorno a un ideale di bellezza irraggiungibile. Questa mania ha colto anche le altre generazioni; l’invecchiamento non è più contemplato. Si cerca continuamente di dimostrare meno anni dell’età reale, a costo di passare numerose ore sotto i ferri e introdurre sostanze dannose e, a volte, anche pericolose all’interno dell’organismo.
In questo contesto tutti rischiamo di essere influenzati, sentendoci quasi fuori luogo, sbagliati. Pensiamo “Cosa c’è di male se sistemo questo difetto per sentirmi a mio agio nel mio corpo?” Ecco, l’illusione è proprio qui. In un mondo che ci spinge verso la libertà di agire come vogliamo pur di essere felici e soddisfatti, vediamo cosa ci offre la prospettiva controtendenza. Siamo responsabili di scoprire la verità all’interno di uno scenario fatto di costose menzogne.
Proviamo a riflettere su cosa dice la Bibbia riguardo al corpo. Ci sono dei brani dedicati a questo tema?
Come possiamo prendercene cura, e soprattutto, in che misura dovremmo farlo senza renderlo un idolo?

1. Il nostro corpo non ci appartiene

“Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, e che avete da Dio? Voi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo.” (1 Corinzi 6:19-20)

Questo versetto cambia radicalmente la prospettiva. Il corpo non è un oggetto da esibire o da controllare a piacimento, né un progetto estetico da perfezionare, ma un luogo sacro, una dimora dello Spirito. Questo significa che prenderci cura del nostro corpo è sì importante, ma lo scopo non è l’autoesaltazione, bensì la glorificazione di Dio. Sicuramente questa affermazione potrebbe scaturire non poche polemiche in un contesto in cui la libertà espressiva è al centro di ogni dibattito. Eppure Paolo è chiaro a riguardo: non apparteniamo a noi stessi. Questo versetto ci ricorda che il nostro corpo è proprietà di Dio. È stato acquistato a caro prezzo, mediante il sangue di Cristo. La cultura ci insegna a considerare il corpo come un progetto personale, ma la Parola ci chiama ad essere custodi, non padroni, del dono che Dio ci ha fatto.

2. Cercare di piacere a Dio, non agli uomini

“Infatti, se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo.” (Galati 1:10)

Uno dei pericoli più sottili dell’ossessione estetica è quello di vivere per l’approvazione degli altri. Anche questo versetto potrebbe essere al centro di una polemica. A nessuno piace ammettere di voler appagare le aspettative altrui, per cui fingiamo di voler piacere esclusivamente a noi stessi. In realtà siamo schiavi di una forma moderna di idolatria: il nostro valore viene misurato dai giudizi esterni e non dallo sguardo del nostro Creatore. Ci preoccupiamo tanto di impressionare positivamente il prossimo, dimenticando di rivolgere i nostri sforzi per piacere a Colui che ci ha formato. Chi vive per compiacere Dio è libero davvero. Non dipende dai canoni del mondo, non deve gareggiare con gli altri, e neanche con sé stesso; trova identità e pace nel sapere di essere amato, accettato in Cristo, malgrado
l’imperfezione e nonostante i difetti che ognuno vede in sé. Solo se impareremo a disinteressarci di accontentare gli altri potremo concentrarci pienamente su come servire al meglio Dio.

3. Non l’apparenza, ma il cuore

“Il vostro ornamento non sia quello esteriore […] ma l’essere nascosto del cuore, nella purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che è di grande valore davanti a Dio.” (1 Pietro 3:3-4)

L’apostolo Pietro parla in particolare alle donne, ma il principio vale per tutti: la vera bellezza non è quella esterna e corruttibile, ma quella interna e spirituale. Un cuore dolce, umile, in pace con Dio è di grande valore ai Suoi occhi. Nel mondo, si parla spesso di potere attraverso l’attrattività e la sensualità. Dio ci mostra un altro tipo di potere: quello della grazia, della bontà, della verità. Un’anima mite trasformata da Cristo ha una luce che nessun filtro può replicare. Una persona che dà valore a ciò che il mondo considera debolezza ha compreso il vero senso della vita.

4. Cura del corpo come responsabilità

Diciamoci anche questa verità: non siamo chiamati a trascurare il corpo. Anzi, la Bibbia ci insegna ad avere rispetto per esso. Ma la cura non deve diventare ossessione. Fare attività fisica, mangiare sano, riposare bene, tutto può essere parte di una vita ordinata e saggia. Ma quando il corpo diventa oggetto di adorazione, siamo fuori strada.

“Tutto mi è lecito, ma non tutto è utile; tutto mi è lecito, ma io non mi lascerò dominare da nulla.” (1 Corinzi 6:12)

Onorare Dio con l’attenzione moderata verso i doni che ci ha fatto è una forma di adorazione continua, senza dare per scontato e vivendo nella gratitudine.

5. Il corpo come sacrificio vivente

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.” (Romani 12:1)

Questo versetto ci offre una prospettiva rivoluzionaria: il nostro culto a Dio include anche il corpo. Offrirlo come “sacrificio vivente” significa usarlo per glorificare il Signore in ogni aspetto: nel lavoro, nel servizio, nella purezza, nella disciplina, nella gentilezza, nella testimonianza. Non viviamo più per compiacere noi stessi, ma per onorare Colui che ci ha dato ogni cosa.

6. Cosa resterà della bellezza terrena?

“Il corpo è come l’erba, e tutta la sua gloria come il fiore dell’erba. L’erba secca, il fiore cade, ma la parola del Signore rimane in eterno.” (1 Pietro 1:24-25)

Cosa ne sarà un giorno di tutti gli investimenti fatti per curare la temporanea bellezza? Tutte le energie spese per inseguirla sono destinate a svanire. Rughe, debolezze, cicatrici: fanno parte della realtà in cui viviamo, segni del passare del tempo e della vita che scorre con le sue esperienze. Ciò che è stato costruito nello Spirito invece durerà per sempre. Quando scegliamo di investire nel carattere, nella
relazione con Dio, nell’amore verso il prossimo, stiamo costruendo qualcosa che non invecchierà e non morirà mai.
Essere cristiani in una cultura ossessionata dal corpo significa camminare in controtendenza. Significa proclamare con la nostra vita che il nostro valore non è negoziabile, che siamo tempio dello Spirito, e che la bellezza più grande è quella di Cristo in noi. Prendiamoci cura del corpo, sì, ma non per vanità. Facciamolo per essere strumenti più pronti e capaci di servire Dio. Usiamo ogni nostra energia per
piacere a Lui, per essere più simili a Lui e in cambio riceveremo una pace, una libertà e una bellezza impareggiabile con le superficialità che ci circondano.