A chi ti stai aggrappando?


“Sprofondo in un pantano senza trovare sostegno; sono scivolato in acque profonde e la corrente mi travolge. Sono stanco di gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si spengono nell’attesa del mio Dio”.

Ti è mai capitato di vivere situazioni così negative da non riuscire a scorgere una via d’uscita? Prima o poi ciascuno di noi si è sentito così, almeno una volta, o forse più di una. Probabilmente in questo momento stai affrontando una delusione lavorativa, uno sconforto dovuto ad un aborto spontaneo, il peso delle tasse da pagare, oppure una spesa improvvisa causata dal malfunzionamento della propria auto. Non ti senti accettato dalla società o compreso dai tuoi familiari, non riesci a superare un esame all’università, il tuo matrimonio sta crollando o, ancora, stai combattendo una patologia che è in stadio terminale…
Tutte situazioni che inevitabilmente ci affliggono, occupando i nostri pensieri e procurandoci ansia e malessere fisico.
Per non bastare, accendi la tv e ascolti altre notizie tragiche riguardanti l’economia, la politica, le violenze, le guerre, le catastrofi ambientali e non riesci a trovare una via di fuga.
Tutto ciò ti opprime, hai la sensazione di essere solo e abbandonato e vorresti alleviare questo dolore il prima possibile!
Allora, cosa fai a questo punto? Indossi la maschera della positività, fingi di essere forte e provi a superare tutti i tuoi problemi facendo affidamento solo su te stesso.
Ma fino a quando ci riuscirai? Quanto pensi di resistere in questo modo?

Le parole citate all’inizio si riferiscono al Salmo 69 ed esternano i sentimenti di angoscia di Davide, un uomo di Dio, che stava attraversando un momento difficoltoso a causa dei suoi nemici. Egli si trovava nel caos più profondo (acque profonde) e decise di rivolgere a Dio le sue grida d’aiuto (gola arsa) fino ad avere secchezza alla gola e gli occhi pieni di lacrime (i miei occhi si spengono), attendendo una risposta da parte di Dio nella sua afflizione (nell’ attesa del mio Dio).

Perché Davide decise di rivolgersi a Dio?

Davide sapeva bene di non poter contare sulle proprie forze, ma credeva che nulla fosse troppo piccolo o troppo grande per Dio. Avendolo conosciuto in modo personale aveva compreso che Egli si occupa di ogni aspetto della vita dell’uomo, anche di quello più insignificante. Siamo sue creature, ci conosce profondamente e ci ama; infatti, nel Salmo 142 Davide dice: “Tu conosci il mio sentiero, sulla via per la quale io cammino. Ogni rifugio mi è venuto a mancare; nessuno si prende cura dell’anima mia. Io grido a te, o Signore. Io dico: Tu sei il mio rifugio, la mia parte nella terra dei viventi.”
Il Dio in cui credeva Davide è il “… Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca, la sua intelligenza è imperscrutabile. Egli dà la forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato (Isaia 40:28-29).

Davide nella sua difficoltà aveva trovato speranza in Dio, perché Egli è al di sopra di tutto ciò che accade nella nostra vita e intorno a noi. È sovrano su ogni cosa, tanto sugli avvenimenti piacevoli, quanto sulle situazioni spiacevoli; per questo possiamo fidarci di Dio e aggrapparci a Lui, perché sappiamo che anche quando viviamo situazioni di sofferenza, queste sono controllate da Dio, sono da Lui permesse per uno scopo più grande di quel che possiamo immaginare.
Che grande privilegio sapere che qualsiasi cosa ci accada sia sotto il controllo di Dio, sul quale facciamo affidamento in ogni istante della nostra vita!

Alla fine di queste considerazioni sorgono alcune domande che ci chiamano in causa personalmente: come affrontare le difficoltà? Vogliamo continuare a confidare sulle nostre forze o nel Dio che ha creato tutte le cose e le governa?