I cristiani e la sottomissione alle autorità


Sarai stato felice di apprendere che negli ultimi mesi, la città di Foggia ha finalmente eletto un nuovo sindaco. A prescindere da questioni di partito e preferenze, il solo fatto di avere un sindaco, ci trasmette un senso di sicurezza e ordine, anche se non sempre questi vengono mantenuti. Dobbiamo anche ammettere che siamo spesso scettici di fronte alle decisioni che vengono prese, e da “buoni” cittadini italiani non ci fidiamo mai delle promesse dei politici.
Quale dovrebbe essere il comportamento e l’atteggiamento del cristiano? Cosa dovrebbe pensare del suo governo, e fino a che punto deve sottomettersi alle sue decisioni? La Bibbia ha qualcosa da dirci anche su questo tema così attuale e pratico?
In Romani 13:1 è scritto:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite Dio”.
Qui ci viene spiegato in modo chiaro che Dio ha un piano universale per i cittadini, i quali devono sottomettersi alle autorità perché esse sono state ordinate da Dio per il bene della società, ed esistono per volontà Sua.
Continuando al versetto 2 è scritto:
Perciò chi resiste all’autorità si oppone all’ordine di Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna”.
Poiché il governo è un’istituzione di Dio, ribellarsi contro il governo significa ribellarsi contro Dio che lo ha stabilito, e quindi chi si oppone subirà delle conseguenze da parte di Dio alla pari della punizione che un cittadino subisce a causa di un qualsiasi crimine o trasgressione.
Anche se ci è difficile pensare ciò, dobbiamo accettare che questo è il giusto modo di guardare alle autorità, e se non lo facciamo, stiamo ignorando le parole di Dio e non stiamo riconoscendo la sua sovranità sui governi da Lui istituiti.
Detto ciò, vogliamo dare uno sguardo all’esempio di Gesù nell’episodio in cui i farisei gli chiesero se fosse lecito o meno pagare il tributo a Cesare. Egli rispose affermando:
Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio” (Luca 20:25)
È importante notare che la gente si aspettava da Gesù una risposta diversa. Il pensiero che un religioso aveva a quei tempi era quello di vedere lo Stato e le questioni politiche come cose che si opponevano all’autorità di Dio, mentre ciò che Gesù voleva far notare con la sua affermazione, era che le persone devono adempiere i propri obblighi, sia materialmente, verso il governo umano, che spiritualmente verso Dio e le due cose non si contraddicono.
Lo studioso Derret, fa notare che “l’obbedienza verso un governatore è compresa nell’obbedienza dovuta a Dio”. Le parole di Gesù ci ricordano che siamo contemporaneamente cittadini della terra e del cielo, e questo non implica il dividere la nostra vita di obbedienza in compartimenti separati, come se Dio non avesse supremazia su tutta la vita o se potessimo adempiere i doveri davanti allo Stato senza tener conto della nostra ubbidienza a Dio.
Con ciò, non bisogna sacralizzare i governi, o pensare che tutto sia sempre fatto a fin di bene. La perseveranza nella vita di Gesù non fu né indifferenza, né entusiasmo zelota, ma egli si sforzò di vivere nelle costrizioni sociali, senza negarle e senza farne una rivoluzione. Gesù capì quando era il momento di andare contro e non sottomettersi, e quando doveva accettare le costrizioni, perché aveva ben chiare le sue priorità, e cioè quella di fare la volontà del Padre, e ciò significava anche sottomettersi alle autorità del tempo.
Come credenti siamo chiamati a soddisfare i nostri obblighi verso quei poteri governativi che Dio, nella Sua sovrana provvidenza, ha posto in autorità su di noi; dobbiamo valutare le nostre scelte tenendo presente che esse potrebbero avere una ripercussione sugli altri. Dovremmo prendere decisioni che tutelino la nostra testimonianza e la nostra coerenza di fronte al mondo. Inoltre, dovremmo essere informati sulle decisioni dello Stato, in modo da poter fare scelte consapevoli ed informate, e in modo da poter pregare per il governo in maniera specifica. Dovrebbe incoraggiarci il pensiero che senza l’influenza cristiana, i governi non avrebbero una chiara base morale di riferimento, per cui la chiesa di Dio ha una responsabilità importante.
Sottometterci allo Stato, infine, implica, per noi italiani, l’impegno alla legalità; quelli che per noi possono sembrare disobbedienze lecite, come ad esempio non pagare il parcheggio, o non mettere la cintura, evadere qualche tassa, o non richiedere lo scontrino, in realtà sono sintomi di non sottomissione alle regole dello Stato, e seppur piccole cose, siamo sicuri che non è ciò che Dio vorrebbe che facessimo.
Dovremmo, sotto la guida dello Spirito Santo, e nella libertà della grazia, impegnarci e responsabilizzarci ad un’etica biblica di sottomissione alle autorità che ci permetta, sì di sottometterci, ma anche di compiere scelte equilibrate in base alle situazioni nelle quali ci veniamo a trovare.