“Stupenda grazia del Signor,
che dolce questo don!
Un cieco ero io, ma Cristo mi sanò;
Perduto, or salvo son.
La grazia sua m’insegnò
Di Lui ad aver timor
E d’ogni paura mi liberò,
Ed ho fiducia ognor.
Fatiche e guai nel mio cammin
Ma Dio mi sosterrà
La grazia mi guida e mi condurrà
A Casa del mio Signor.
Le lodi della grazia sua
Per sempre canterem;
Un canto eterno e bello al Signor, che mai non finirem.”
In qualche luogo e in almeno un’occasione hai avuto modo di ascoltare questo brano, o la sua melodia. Il canto “Stupenda grazia” conosciuto anche come “Amazing Grace” è l’inno cristiano più cantato al mondo, il cui autore è John Newton. Ponendo attenzione alle parole, possiamo notarne una ripetuta più volte: “grazia”. Ma cos’è questa grazia che John tanto inneggia e com’è arrivato a parlarne?
John Newton nacque in Inghilterra nel 1725 e all’età di quasi sette anni divenne orfano di madre. Tutto il tempo trascorso con lei era stato caratterizzato dagli insegnamenti di numerosi passi biblici, accompagnati da inni e canti cristiani. Il padre era un marinaio esperto e altresì severo e riservato come persona, a differenza della premurosità e attenzione materna. A soli undici anni, John iniziò a navigare con lui, ma, a causa del proprio carattere ribelle e instabile, decise di prendere strade diverse, fino a diventare un trafficante di schiavi anche a scopo di lucro. Tra il suo “debutto” come marinaio e la “promozione” a mercante di schiavi, diverse furono le avventure
che affrontò: fu catturato, incarcerato, degradato, umiliato, costretto a sopravvivere nelle condizioni più miserabili, cadendo in uno stato di tremenda depressione e disperazione che lo portò, alcune volte, a volersi tuffare in mare e ad uccidersi. Abbandonò tutti gli insegnamenti cristiani che sua madre gli aveva trasmesso da bambino, fino al 21 Marzo 1748 quando rischiò di morire perché si trovò ad affrontare una violenta tempesta. Proprio in quella circostanza pregò Dio per la prima volta dopo tempo; iniziò a riflettere su tutto quello che avesse fatto nella sua vita e prese coscienza di cosa sarebbe accaduto alla sua anima.
Aveva compreso che fosse sporco davanti a Dio, a causa dei suoi peccati e della sua vita lontana da Lui. Così nei giorni a seguire decise di leggere i Vangeli e man mano che lo facesse, avvertiva sempre più il bisogno di ricevere misericordia da parte di Dio. Aveva ben inteso che non potesse fare nulla per cancellare le sue colpe e che nessuna buona azione avrebbe mai potuto colmare la profondità della sua natura peccaminosa. Ma solo una persona poteva fare tutto ciò: il Signore Gesù Cristo. E in che modo i suoi peccati sarebbero stati cancellati? Chiedendo perdono al Signore, credendo in Gesù, arrendendosi a Lui e ponendo la propria vita nelle Sue mani. Ed è ciò che avvenne poco tempo dopo. A circa 23 anni sperimentò la grazia salvifica di Dio e nel suo testamento scrisse: “Rimetto la mia anima al
mio misericordioso Dio e Redentore, che misericordiosamente mi risparmiò e mi preservò, quando ero un apostata, un blasfemo e un infedele, e mi salvò dallo stato di misericordia sulla costa dell’ Africa, in cui la mia ostinata perversione mi aveva gettato; e che si è compiaciuto di ammettermi (sebbene io fossi del tutto indegno) a predicare il suo glorioso Vangelo”
Ecco di quale grazia parla John: della grazia di Dio, che Egli dona ancora oggi a tutti coloro che accettano Gesù come personale Signore e Salvatore e che conduce alla salvezza della propria anima. Una grazia che non solo salva, ma trasforma! E’ interessante considerare come Newton fosse passato dall’essere un trafficante di schiavi, ad attivo oppositore di questa crudele pratica. Così come ogni altro ambito della sua vita, fu plasmato dall’amore di Cristo e per Cristo.
Non sappiamo se ti sia mai trovato a riflettere sulla tua anima o su cosa ti succederà dopo la morte, ma ciò che sentiamo di consigliarti è leggere a cuor sincero la Bibbia e in modo particolare i Vangeli, per scoprire il grande piano di salvezza che Dio ha per l’intera umanità. Cosicché anche tu possa sperimentare in modo tangibile la grazia di Dio e lodarlo personalmente con le parole di questo canto.
John qualche settimana prima di morire disse: “La mia memoria è praticamente scomparsa; eppure, ricordo ancora due cose: che sono un tremendo peccatore, e che Cristo è un tremendo Salvatore”.
Fonti:
John Piper, Le radici della perseveranza
Richard Cecil, The Works of the Rev. John Newton
William E. Phipps, Amazing Grace in John Newton
Bruce Scott
Direttore del ministero The Friends of Israel
Articolo originale: www.chamada.com.br/mensagens/john_newton.html
Traduzione Paini Alessia @FedeRiformata.com
www.himnos-cristianos.com/historia-del-himno-sublime-gracia-juan-newton