Vivere in pace con tutti: una sfida quotidiana

Le relazioni interpersonali non sono affatto semplici. Persone con idee, valori, modi di comunicare e di agire differenti, o con caratteri non sempre compatibili, devono avere a che fare tra loro perché inseriti in un contesto comune: familiare, formativo, lavorativo, o di fede.
Il Dio della Bibbia insegna ed esorta più e più volte tutti gli esseri umani a vivere in pace tra loro. Ognuno di noi è chiamato personalmente a “ricercare la pace e adoperarsi per essa” (Salmi 34:14).
Nessuno è esonerato da tale impegno.
In Proverbi 3 l’autore, parlando della saggezza come uno dei beni più preziosi, al versetto 17 scrive: “Le sue vie sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri sono pace”. Per cui, tutti coloro che ricercano e crescono in saggezza, scelgono di percorrere sentieri di pace, la quale produce gioia a sua volta: “…per chi nutre propositi di pace c’è gioia” (Proverbi 12:20b).
In Romani 12:18, l’apostolo Paolo scrive: “Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini”. La stessa esortazione la riscontriamo nell’ultima parte di Marco 9:50: “…siate in pace gli uni con gli altri” e in 2 Corinzi 13:11, dove nei saluti finali dell’epistola, Paolo scrive : “…vivete in pace”.

In che modo possiamo creare e mantenere relazioni pacifiche con tutti coloro che ci circondano, comprendendo non solo le persone più amabili, ma anche quelle con le quali ci risulta più impegnativo?
Alcuni semplici principi biblici giungono in nostro aiuto:

Facciamo agli altri ciò che vorremmo sia fatto a noi

“Tutte le cose, dunque, che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro…” (Matteo 7:12).

Con queste parole Gesù vuole incoraggiarci a trattare gli altri nello stesso modo in cui desideriamo essere trattati. Già applicando questo pratico concetto possiamo prevenire situazioni spiacevoli.
Ci piace essere rispettati? Siamo noi i primi a rispettare gli altri.
Ci sentiamo amati ed accolti quando veniamo ascoltati con pazienza? Impegniamoci ad ascoltare gli altri, prima di parlare frettolosamente.
Abbiamo la percezione che ci siano questioni irrisolte con parenti o amici? Prendiamo l’iniziativa nel cercare il chiarimento.
Ogni cosa che desideriamo venga fatta nei nostri confronti, decidiamo di farla per primi verso le altre persone.
E se non riceviamo lo stesso trattamento, nonostante il nostro impegno? Non lasciamoci scoraggiare! Il nostro obiettivo deve rimanere quello di fare del nostro meglio per vivere in pace con gli altri, non per un tornaconto personale, non per ricevere lo stesso trattamento dalle altre persone, bensì allo scopo di ubbidire e piacere a Dio.

Rispondiamo al male con il bene

“Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12:21).

Di fronte ad un torto subito, il mondo incita a ripagare con la stessa moneta, per soddisfare un desiderio di vendetta personale. Non si tratta necessariamente di gesti eclatanti, ma anche di continui dispetti nei confronti dell’altro. Tuttavia, dobbiamo considerare tre questioni: la prima è che la vendetta spetta a Dio, non a noi, come ci ricorda Paolo: “Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto:《A me la vendetta; io darò la retribuzione》, dice il Signore” (Romani 12:19).
La seconda questione ci porta a riflettere sulle conseguenze di tale modo di agire. Quando ci lasciamo dominare dal nostro orgoglio e dal desiderio di vendetta, rispondendo al male con il male, non facciamo altro che scatenare il noto “effetto domino”, una reazione a catena che, nel contesto esaminato, produce un susseguirsi di azioni negative senza fine. Ma, scegliendo di vincere il male con il bene, possiamo interrompere quella catena. E questo ci conduce alla terza questione: dobbiamo essere intenzionali. Scegliere il bene nelle situazioni difficili non è qualcosa che risulta semplice o spontaneo, bensì richiede una decisione personale, forza di volontà e grande autocontrollo.

Usiamo parole costruttive

“Morte e vita sono in potere della lingua; chi l’ama ne mangerà i frutti” (Proverbi 18:21)

Siamo consapevoli di quanto bene o di quanto male possiamo procurare attraverso le parole? Il nostro modo di parlare agli altri può essere profondamente distruttivo, oppure meravigliosamente costruttivo.
Come possiamo imparare ad usare parole costruttive?
La Bibbia ci istruisce con una pratica linea guida:
“Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta” (Efesini 4:29).
In primo luogo, Dio gradisce un linguaggio pulito, per cui evitiamo parole inappropriate e volgari; non solo: abbandoniamo i pettegolezzi e le malelingue, che contribuiscono a creare un clima di astio. Nessuno di noi vorrebbe mai essere criticato alle spalle, per cui non usiamo le nostre parole per mancare di rispetto ad altri.
In secondo luogo, quando parliamo con il nostro interlocutore dobbiamo chiederci: quello che sto per dire, è edificante per l’altro? Ha come scopo il suo bene? Se la risposta è sì, allora possiamo esprimere quel pensiero, altrimenti è meglio tenerlo per noi, al fine di non ferire l’altra persona. O ancora, nel caso in cui ciò che dobbiamo dire è qualcosa di doloroso, ma necessario, impegniamoci ad usare delicatezza e amore.

La ricerca della pace nelle relazioni rappresenta una sfida quotidiana che ci vede coinvolti personalmente. Chiediamo a Dio la saggezza nel trattare ogni persona accanto a noi nel modo giusto, nel vincere il male con il bene, nello scegliere parole costruttive e in tutto ciò che ci consente di coltivare una pace vera, secondo la Sua volontà!