Possiamo realmente fidarci della trasmissione dei manoscritti biblici?


Ti sei mai chiesto perchè dovremmo fidarci dei documenti di un libro antichissimo come la Bibbia? Chi ci dice che il suo testo non sia stato manipolato o che non ci siano degli errori?

Partendo dal presupposto che non abbiamo i manoscritti originali, cosa che accade praticamente sempre per opere e documenti di antica datazione, possiamo affermare che la Bibbia è stata comunque copiata e trascritta attraverso codici e rotoli fino a giungere a noi.

Il controllo storico e linguistico dei manoscritti della Bibbia, è lo stesso che viene applicato a qualsiasi manoscritto letterario dell’antichità.
Sarai sorpreso di scoprire che la Bibbia si conferma come lo scritto più attendibile tra quelli antichi, se confrontato con molte altre importanti opere del passato.

Scopriamo insieme perchè:

La Bibbia supera la prova dei “numeri dei manoscritti”. Contando il numero di manoscritti tra antico e nuovo testamento, la Bibbia detiene un record elevato, se confrontato con quelli di altre opere importanti. Ad esempio, il numero totale dei manoscritti dell’Iliade di Omero è molto incerto e va da 650 ad un massimo di 1800 esemplari. Per il famoso de Bello Gallico di Cesare si contano appena 10 esemplari.

Nessuno però si sognerebbe di mettere in discussione la storicità di questi scritti. Guardando alla Bibbia, invece, solo per il Nuovo Testamento abbiamo più di 5600 manoscritti contando solamente quelli in greco. Insomma, possiamo affermare che la Bibbia vince con facilità la gara delle cifre.

Inoltre, la questione numerica certifica l’ampia diffusione geografica dei manoscritti, questo ci consente di affermare che il processo di trasmissione fu molto vasto, e un’ipotetica manipolazione o una modifica da parte dei copisti salterebbe subito all’occhio.

La Bibbia vince anche la prova di datazione. È importante scoprire quanto i manoscritti sono vicini nel tempo al testo originale. In linea di massima, più è breve la distanza tra la datazione dei manoscritti e quella dell’originale, più questa conferisce autenticità all’intera tradizione. Nel caso della Bibbia, l’intervallo è di circa 300 anni e per due importanti papiri, l’intervallo è di circa 200 anni. Dati molto positivi se confrontati con i più antichi manoscritti del De Bello Gallico che risalgono a non meno di circa 1.000 anni dagli eventi descritti.

 

Sir Frederick Kenyon, direttore e capo-bibliotecario del British Museum a proposito dei testi Biblici ha affermato che: “In nessun altro caso l’intervallo di tempo fra la composizione del libro e la data del manoscritto più antico ancora esistente è così breve”. L’intervallo diventa così breve da essere in definitiva, trascurabile.

La Bibbia vince la prova della qualità. Essa stabilisce l’attendibilità storica e la precisione del processo di copiatura. Per quanto riguarda la Bibbia, il processo di trasmissione dei copisti ebrei era estremamente preciso, essi rileggevano e revisionavano le copie facendo attenzione che non ci fossero errori. I masoreti, poi, furono scribi colti che, per evitare errori contavano addirittura le lettere, e avevano un grande rispetto per il testo biblico. Furono loro che tra il V e il X d.C stabilirono il testo scegliendo tra i migliori manoscritti a loro disposizione e lo ricopiarono con estrema cura.

 

La scoperta nel 1947 dei manoscritti di Qumran, contenenti due copie di Isaia è stata fondamentale perchè, nonostante essi risalissero a mille anni prima rispetto ai manoscritti di Isaia fino allora conosciuti, il confronto fra essi si rivelò identico per più del 95%. Questo spiega come, nonostante l’intervallo di trasmissione e copiatura trascorso, il testo sia giunto pressocchè identico e privo di errori sostanziali. Insomma, si può affermare con certezza che nessun’altra opera dell’antichità è stata trasmessa con tanta accuratezza.

 

La Bibbia supera la prova delle varianti. Esse sono importanti come indicatori della qualità dei manoscritti. Le varianti sono praticamente errori di copiatura commessi in modo volontario o (nella maggior parte dei casi) involontario durante il processo di trasmissione nei secoli. Le varianti sono molto importanti per i filologi, i quali si occupano di ricostruire la storia della trasmissione e raggruppare i manoscritti. Le varianti sono le naturali se non ovvie conseguenze di un processo lungo di copiatura, valido per la trasmissione di ogni testo. Anche le opere di Omero, Platone, degli scrittori latini e degli altri classici dell’antichità ci sono pervenute con numerosi errori dovuti alla trasmissione manuale. La maggior parte delle varianti furono puri e semplici errori, e non manipolazione. Gli studiosi concordano nell’affermare che il procedimento dei copisti biblici fu nel complesso molto “conservativo”, la loro principale preoccupazione era quella di preservare lo scritto. Inoltre questi “errori” riguardano una percentuale irrilevante del testo e sono facilmente identificabili e risolvibili.

Insomma, non solo la Bibbia è molto affidabile, ma si pone sul podio degli scritti antichi più attendibili di sempre!
Dio, che ha scelto di far arrivare la sua Rivelazione in maniera affidabile fino a noi,ha deciso di servirsi di strumenti vulnerabili come noi uomini. Copisti, masoreti, scribi ecc. sono stati pienamente coinvolti in questo processo con la guida sovrana di Dio. Insomma, anche il modo in cui la trasmissione biblica è avvenuta ci parla di Dio. Con questo video, speriamo che tu possa non solo essere convinto razionalmente dell’affidabilità del testo biblico, ma possa aver intravisto il Dio che c’è dietro tutto questo processo.

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